Presso il Temporary Storing, promossa dalla Fondazione Bartoli Felter verrà inaugurata la personale dell'artista Francesca Casu "Nel mio mondo il vivere è sicuro", a cura di Roberta Vanali.
Scrive la Curatrice :
Prende in prestito un verso della poesia di Pier Paolo Pasolini Tornando al paese, il progetto “Nel mio mondo il vivere è sicuro” di Francesca Casu. Un mondo dove convivono rigore scientifico, inclinazione visionaria e una notevole capacità di creare una narrazione visiva coinvolgente ad iniziare dagli interni domestici, costante nel linguaggio pittorico dell'artista dalla prima decade degli anni Duemila. Luoghi di ritrovo della sacralità domestica, spazi intimi del vivere che custodiscono memorie, sogni, relazioni e inquietudini. Gli oggetti della dimensione quotidiana hanno la funzione di interpretare lo spazio, uno spazio dove l'uomo è superfluo, spesso assente. Un uomo evocato senza comparire attraverso la testimonianza di ciò che lo circonda e dove tutto quello che gli appartiene si moltiplica a dismisura sino a sopraffarlo. Nella mia interpretazione dello spazio, valorizzando e esaltando oggetti del quotidiano, creo una nuova esperienza del posto e ripercorro le storie di cui ogni oggetto è carico.
Il tratto è veloce, nervoso. Capace di catturare l'anima delle cose diventa una condizione esistenziale, espressione di un'urgenza comunicativa. Come per gli interni di Matisse, dei Fauves e dei Nabis, fino a giungere a quelli più contemporanei di David Hockney il colore è elemento compositivo cruciale, matrice imprenscindibile contenuta da un'incisiva linea di contorno utile a separare spazi laddove l'horror vacui trionfa.
Come nell'immaginario di Eleonora Carrington, Francesca Casu costruisce universi mitologici, influenzata dalla combinazione tra sacro e profano che contraddistingue le creature leggendarie della Sardegna, patrimonio oscuro dell'identità di un popolo. Da qui, e dalla rilettura di Animali in libertà di Bukowski, deriva la nascita degli ibridi, animali antropomorfi rigorosamente rilevati con pennellate vigorose di non colore: il nero. Un bestiario sinistro discendente da un universo onirico o dalle pagine di antichi manoscritti miniati. Il mio concetto di bellezza è Il difetto. Difetto inteso dal punto di vista dell'estetica giapponese Wabi-Sabi, che sa di vissuto, di esperienza, appunto. La bellezza dell'imperfezione sincera che ci caratterizza.
A chiudere il progetto una serie di uccelli la cui predilezione, da parte dell'artista, scaturisce dalla forte carica simbolica ma anche da un'attenta personale osservazione e classificazione ornitologica che accosta a fiori e piante restituiti con dovizia di particolari. Con un approccio orientato alla contemplazione della natura e all'analisi dei suoi segreti come fonte di meditazione.
Roberta Vanali
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