Grazia Deledda viene ricordata a Cagliari con tre lapidi e un busto nel municipio. Due lapidi sono state poste in viale Europa, uno dei punti panoramici più belli della città, in occasione del centenario della nascita della letterata originaria di Nuoro, unica scrittrice italiana ad aver conseguito il premio Nobel per la letteratura nel 1926 con il capolavoro “Canne al vento”.
È probabile che, proprio a Monte Urpinu, maturò l’amore per Palmiro Madesani, un mantovano di Cicognara che in quegli anni era stato assegnato agli uffici dell’intendenza di finanza di Cagliari e che la chiese in moglie una settimana dopo averla incontrata. In occasione del suo matrimonio uscì una silloge che comparve nel numero speciale de “La Donna Sarda”, a cui collaborarono alcuni dei maggiori intellettuali, cagliaritani di nascita o d’elezione: «… noi vaghiamo pei campi. Una pineta ci seduce. O adorabile luogo… stendonsi i viali verdi deserti e in lontananza i rami ricamano gli sfondi rosei… In alto… bianche roccie guardan sugli stagni di madreperla, solcati dal lento volo dei fenicotteri e sul mare d’argento fosco».
Nel 1909, invece, apparvero in uno “speciale” del milanese “Natura ed Arte” in onore dei Terremotati di Messina e Reggio, i versi in prosa: «Par di essere tra cielo e terra, in un bagno di luce, e di percorrere una di quelle vie d’oro del mare che conducono verso l’ignoto oriente»”.
La famiglia Scano, l’istituto Cambosu e soprattutto l’Associazione Amici del libro cesellarono le parole della Deledda nelle due grandi lapidi bronzee che furono scoperte nel 1972.
Lapide Commemorativa di Grazia Deledda
Viale Europa
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