Prima presentazione pubblica del libro fotografico Josto miglior fotografo. Lo sguardo riflesso, a cura di Mauro Rombi. Il libro fotografico verrà presentato, dall’autore Mauro Rombi e da Alessandra Menesini, il giorno di venerdì 15 novembre, alle ore 18.00, presso la Libreria Miele Amaro.
Eccoci giunti, ancora fresco di stampa, al Quaderno n° 6 della serie “I fotografi della Sardegna”. Un’avventura incominciata nel 2017 col catalogo 'Apparizioni', dedicato al fotografo Mimmo Caruso e proseguita poi con Nino Corona, Antonio Loi, Attilio Della Maria e Mauro Rombi. Questa volta l’attenzione si sposta dalla fotografia della Sardegna contemporanea a quella dei primi decenni del Novecento per studiare una regione, che finora non aveva avuto particolare rilievo nella storia della fotografia in Sardegna e un personaggio, Josto Miglior, straordinario protagonista delle vicende isolane in una delle sue parti storicamente più isolate, ossia l’Ogliastra. Stiamo parlando del medico condotto di Jerzu durante quasi tutta la prima metà del Novecento e anche oltre, per un arco di tempo che supera i cinquant’anni. Figura straordinaria nel contesto della nostra isola. Uomo colto e intelligente, dotato di uno straordinario amore per l’innovazione e la sperimentazione. Entusiasta appassionato di automobilismo e dei progressi tecnici e meccanici; una curiosità per le cose del mondo, che lo caratterizzò per tutta la vita. Tra le altre passioni che lo occuparono intensamente negli anni, bisogna annoverare la fotografia, a cui egli si dedicò già da quando, ancora ventenne, partì militare. Svolse il servizio militare durante la Prima Guerra Mondiale, a partire dal 1915 sul fronte dell’altipiano di Asiago. Rientrato nel paese natio, si dedicò alla professione medica, dove la sua intraprendenza e generosità umana lo portarono a sperimentare agli albori del secolo cure innovative per la malaria, allora endemica in tutta l’isola, e a mostrare la sua vocazione medica in modo inappuntabile e con estrema sensibilità nei confronti dei ceti sociali svantaggiati, quelli più bisognosi di cure e attenzione. Ma torniamo all’aspetto che ci interessa particolarmente, ossia la fotografia. In questo catalogo viene presentata una selezione fatta su un totale di circa 400 negativi, di formato 6x9 mm. Fotografie eseguite molto probabilmente in un arco di tempo tra il 1915 e i primi anni ’50, anche se la maggior parte sono sicuramente inquadrabili nel decennio degli anni ‘30. Questo archivio fotografico si è salvato molti anni fa in modo totalmente fortuito e casuale dalla distruzione; destino avverso a cui sono andati incontro molti archivi negli anni passati, quando ancora la fotografia non occupava posizioni di rilievo nella considerazione sociale né degli studiosi né della gente comune. I temi trattati sono in primo luogo la guerra, il paese, l’ambito familiare, l’azienda agricola, la festa di Sant’Antonio, le vacanze al mare, gli amici. In modo alquanto approssimativo questi argomenti, che potrebbero essere ancora oggi quelli prescelti da un dilettante odierno, sono compresi nel presente catalogo. Questa raccolta di fotografie, restituite ora alla realtà dei nostri tempi rendono possibile un dialogo proficuo tra le persone raffigurate e il pubblico odierno e futuro. In molte di queste immagini si percepisce una forza comune determinata dal sentimento di appartenenza alla collettività. Nella dignità dei portamenti, nei vestiti eleganti ma anche in quelli umili, nei gesti misurati, nelle enfasi amichevoli, nei sorrisi ora dirompenti ora timidi si nota un afflato comune, che oltrepassa le rigide barriere sociali per dare un volto omogeneo ad una comunità coesa e partecipe, divertita e solidale. Questo corpus fotografico ha il pregio di non conferire alla memoria un senso statico, nostalgico e immobile come un tempo sospeso, ma è capace di determinare processi dinamici su una storia in costruzione, una storia nel cui divenire risulta difficile afferrare il filo e dipanarlo a proprio uso e consumo. Ci troviamo, pertanto, di fronte ad una realtà costruita ed arbitraria che può generare interpretazioni diverse e altrettanto arbitrarie di quelle da cui promanano, ma proprio in questa vitalità risiede forse il suo più profondo e autentico valore. Comunque, l’ultima parola spetta alla coralità del paese, quella di ieri e di oggi, che parla e prende vita nel corpus di queste opere e ci restituisce alla memoria cose che ormai credevamo dimenticate. Ecco il potere evocativo ed insostituibile della fotografia, quello di restituire ad un’apparenza visibile la memoria confusa dei nostri ricordi, anche quelli creduti perduti per sempre>.
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Note biografiche e professionali
“Nato a Jerzu il 25 febbraio 1895, ha frequentato le scuole, fino al Liceo Classico, a Cagliari. Chiamato alle armi a vent’anni, nel 1915, fu inviato al fronte della I Guerra Mondiale col grado di sottotenente, dove svolse l’incarico d’Ufficiale Osservatore.
Congedato, proseguì gli studi universitari prima a Ferrara e successivamente a Bologna, dove conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1922. Successivamente si specializzò in Otorinolaringoiatria presso l’Università di Roma e in Dentistica a Cagliari. Rientrato a Jerzu, vi esercitò per oltre 50 anni la professione medica con l’incarico di medico condotto. Miglior aveva svariati interessi extraprofessionali, tra i quali spiccavano la fotografia, alla quale si dedicò soprattutto tra gli anni ’20 e ’30, e le automobili. Spirito innovatore e curioso, amava tenersi aggiornato verso le novità della scienza e dell’industria, cercando spesso di sperimentare in prima persona l’uso di macchinari e prodotti di nuova concezione. Proprio questa attitudine risultò uno stimolo decisivo al momento in cui, constatato il pericolo di ricorrenti crisi agricole, dovute alle incertezze del mercato e soprattutto alla primordiale tecnica di commercializzazione del prodotto vitivinicolo, si fece promotore della costituzione a Jerzu della cantina sociale, alla quale, superate talune iniziali perplessità, aderirono non solo i viticultori del paese, ma dell’intera zona, che ebbero così modo di affrancarsi finalmente dalle servitù del mercato. Dopo una vita intensa e laboriosa, si dedicò completamente allo studio, frequentando ancora oltre i novant’anni l’Università della Terza Età e pubblicando nel 1988 un dizionario dei toponimi, intitolato “I Comuni della Sardegna”, frutto delle sue intense ricerche degli ultimi anni.
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