Liberamente ispirato dal libro “La luna del pomeriggio” a cura di Giovanni Gelsomino, scritto dagli ospiti della Casa di Reclusione ad Alta Sicurezza “Paolo Pittalis” di Nuchis, edito da Carcere con le Ali (2018).
Il testo de La luna del pomeriggio è stato scritto a più mani con i frequentanti del laboratorio di scrittura (tenutosi nel Carcere di Nuchis fra il 2014/2019) per aprire una breccia su un mondo molto complesso - quello del carcere - che la società non riesce a sentire vicino.
Il compito di questo testo (e dunque di questo spettacolo) non è giustificare o mistificare la figura del detenuto, ma piuttosto far sorgere dei dubbi nello spettatore e nella spettatrice: crediamo che il teatro non sia il luogo delle risposte, ma delle domande, e la genesi di dubbi dà senso allo sforzo teatrale.
Lo spettacolo presenta la doppia dimensione del carcere - quella personale e quella collettiva - attraverso una narrazione che abusa dell’onirico per poter concepire, tu un unico tavolo tante idee, tante informazioni, tanti punti di tensione paradossale.
Si indagano le connessioni umane, il linguaggio che va oltre ciò che si può -deve- dire, si indaga il concetto di carcere, come oggetto del quotidiano, come luogo senza tempo, un limbo, che ti tiene congelato per anni e poi ti ributta in strada, nella migliore delle ipotesi, identico a come sei entrato.
Lo spettacolo si conclude, di solito, dove questo è possibile, con un incontro diretto fra gli attori e l’autore e il pubblico, per uno scambio di opinioni su quello che, anche se cosi non sembra, è un tema centrale che diventa misuratore dello star bene di uno Stato.
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