Salta al contenuto principale
Claustrofobie Digitali - Mostra di Diego Vargiu

Claustrofobie Digitali - Mostra di Diego Vargiu

Tecnicamente superbi, oggettivamente iperrealisti nella forma ma espressivi nella forza contradditoria del bianco e nero, i ritratti di Diego Vargiu usano la fotografia come mezzo grafico e viceversa. Una gamma di ritratti che nascondono l’inquietudine del vivere, deformati dal sentimento dell’inadeguatezza, si trascinano in quel mondo che guarda estraniato la realtà. La scelta del bianco e nero porta con sé la simbologia intrinseca dell’incomunicabilità degli opposti, che nascondono nella luce e nell’ombra l’impossibilità dell’incontro.

Il concetto di claustrofobia è strettamente in relazione a una condizione contemporanea in cui l’incomprensione è la chiave dell’isolamento, generato dal cortocircuito che si innesca tra reale e virtuale. Inadeguatamente umani, zeppi di unicità, i volti indagati da Vargiu si trovano specchiati in vuoti contenitori digitali di sterile omologazione. La ricerca del dettaglio ossessivo e perfezionabile si ritrova nella sua stessa capacità di rendere quei dettagli tatuati, nella vita come nella finzione, in un vortice tra verità e immaginazione. Il confine è labile e fragile e l’artista si muove nelle pieghe di una mimesi da sempre definita artificio, con la consapevolezza che quell’artificio oggi è entrato nella categoria del reale.

La sua galleria dei soggetti è varia, connotata da volti giovanissimi. Vargiu studia il dettaglio, in funzione della definizione di ogni minima sfumatura che si fa segno delle fallaci relazioni. Colpisce la tipologia espressiva dei ritratti che sceglie: gli occhi, velati e calati verso il basso, dalla luce fioca, e le bocche, appena schiuse o serrate, sono metafora dell’incomunicabilità che contraddistingue il tempo dell’iperconnessione. In alcune immagini non si ha la totalità del ritratto, ma solo una parte, metafora del parziale. L’artista, oltre a definire la narrazione dei suoi personaggi con l’uso magistrale della tecnica a carboncino su carta, si serve di finissimi segni che potenziano ancor di più il pathos espressivo del soggetto: sfocature, graffiature, macchie, contrapposizioni tonali di grigio.

I personaggi di Vargiu cercano identità e verità, come nel noto romanzo di Pirandello in cui le parole non hanno la capacità di esprimere il carico emotivo che ci si porta dentro, da cui sorge l’impossibilità di comprendersi fino in fondo immedesimandosi negli altri. Così nascono le maschere.

Ivana Salis

                                                                                                                                                   

Argomenti

Mostre

Comune

Cagliari

Contatti

Riferimenti

Accessibilità

generale

Dove

Orari di apertura

30-11-2025 - 24-12-2025
giovedì - sabato
dalle 18:00 alle 20:00

Prezzi

Ingresso libero

Aggiungi una recensione

La tua recensione sarà visibile dopo approvazione dalla redazione.

Per inserire una recensione devi essere un utente autenticato.
Esegui accesso con Social Login