Un giorno un importante drammaturgo mi disse che ho un immaginario di origine contadina.
Mio padre una volta mi ha detto che non ho ancora trovato marito perché non ho uno stipendio. Forse hanno ragione sia il drammaturgo che mio padre.
Un’indagine familiare e poetica su accadimenti di un altro secolo, una ricerca di tracce immateriali e materiali all’interno di un’epopea di viaggi oceanici, prigioni, analfabetismo, terra e lingua madre. Una riflessione performativa e visuale sulle condizioni sociali di secoli diversi, sull’ereditarietà, sul migrare per breve o poco tempo.
Un ibrido di teatro documentario e lecture performance che percorre rotte immaginarie tra Uruguay, Marsiglia, miniere algerine e paesi della Sardegna, alla ricerca di genealogie, e riflessioni politiche e poetiche su sottoproletariato, famiglia, classe e il mito del progresso. Tra i margini della storia, nelle parole dettate a voce, in ricordi e foto sbiadite è forse possibile trovare nuove e vecchie identità.
Dalle ricerche personali sull’esistenza di un nonno, mai conosciuto, nasce una performance che usa narrazione, video e farina 00 per raccontare il tempo del presente.
La tua recensione sarà visibile dopo approvazione dalla redazione.
Per inserire una recensione devi essere un utente autenticato.
Esegui accesso con Social Login