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Cagliari e la Sardegna nel Settecento

Cagliari e la Sardegna nel Settecento

L’Associazione Culturale di Promozione Sociale Università dell’Ambiente, del Paesaggio e del Territorio - Sardegna organizza una serie di conferenze sul tema Cagliari e la Sardegna nel Settecento attraverso le fonti documentarie.

L’iniziativa prevede due cicli di conferenze che si terranno a Cagliari nei locali della Fondazione Sardegna via San Salvatore da Horta 2 e nella MEM via Mameli 164 nei periodi novembre – dicembre 2024 (1° ciclo), e febbraio – marzo 2025 (2° ciclo).

Il progetto rappresenta una opportunità per l’approfondimento di un periodo storico cruciale per l’isola, evidenziando il ruolo centrale di Cagliari, capitale del Regno di Sardegna e protagonista degli avvenimenti di transizione politica, in costante relazione con le altre città regie e con i territori rurali -feudali dell’isola.

Gli argomenti affrontati, pur nella loro vastità e complessità, consentiranno di analizzare il secolo dei Lumi a partire dall’esame delle fonti documentarie, talvolta inedite, o comunque poco conosciute (a causa della scarsa opportunità di divulgazione della ricerca scientifica) di un periodo storico multiforme e contradditorio, in cui si intrecciano dinamiche politiche e sociali di grande interesse e meritevoli di attenta riflessione sulle conseguenze riformistiche del secolo successivo.

Le attività culturali promosse dall’Associazione si rivolgono a un pubblico eterogeneo: studenti, studiosi, guide turistiche, appassionati di storia e cittadini. Gli incontri e le conferenze sono libere e aperte, garantite dall’attività di volontariato dei membri dell’Associazione e dai relatori che hanno condiviso l’iniziativa.

Hanno dato il loro patrocinio l’Università degli Studi di Cagliari, la Regione Autonomia della Sardegna, il Comune di Cagliari, la Biblioteca e Archivio Storico del Comune di Cagliari, l’Archivio Storico Diocesano di Cagliari e della Città Metropolitana di Cagliari.

Comune

Cagliari

Dalla Spagna ai Savoia (1700 - 1720)

Relatore:  Gianni Murgia (docente Università di Cagliari). Presenta il giornalista Sergio Nuvoli. 

Introduce: Stefano Basciu.

L’iniziativa dell’Associazione di Promozione Sociale "Università dell’Ambiente, del Paesaggio e del Territorio - Sardegna è realizzata nell’ambito del progetto dedicato a “Cagliari e la Sardegna nel Settecento attraverso le fonti documentarie.

Il primo ventennio del Settecento, caratterizzato dalla guerra di Successione spagnola nel continente europeo, pone il Regno di Sardegna al centro delle dinamiche di scambi ed ampliamenti territoriali e di dominio tra le casate degli Asburgo d’Austria, i Borboni di Francia e di Spagna, sulle quali eserciterà un peso politico e militare anche il ducato di Savoia, che avrà come ricompensa la nostra isola.

La relazione affronterà la problematica storiografica relativa al periodo in cui il regno di Sardegna, nel più vasto e complesso contesto europeo, tra il 1708 ed il 1717, passava sotto il dominio austriaco, periodo storico sul quale gli studi e le ricerche risultano quasi del tutto assenti o alquanto superficiali.

Infatti da parte degli studiosi è mancata una capillare indagine archivistica ad ampio spettro, limitandosi a riproporre modelli interpretativi datati e fortemente inficiati dalle riflessioni al riguardo fatte da Giuseppe Manno nella sua Storia di Sardegna, opera a cui si fa costante riferimento, ma che, nell’esaltare il ruolo riformistico e propulsivo del successivo governo sabaudo, esprime giudizi negativi sia sulla secolare esperienza spagnola che su quella breve austriaca.

Molte sono dunque le indicazioni che possono essere tratte dalle più recenti ricerche condotte sulla Sardegna sabauda nel corso del Settecento, mettendola a confronto con quella di fine Seicento, di marcata impronta spagnola.

In realtà, nonostante il tentativo non certamente mascherato del governo sabaudo di evitare ogni richiamo alla tradizione politico-culturale spagnola, di fatto, la sua azione di governo nel nuovo dominio, la Sardegna, mediata dai funzionari dell’apparato di governo locale, continuerà ad ispirarsi profondamente alla tradizione ispanica e in particolar modo agli indirizzi di politica economica avviati proprio a partire da Carlo II.

Il periodo austriaco, infatti, per quanto fortemente contrassegnato da una guerra in corso e segnato da una crisi profonda dell’economia agricola e pastorale, si segnala per la spinta data dal governo per avviare riforme importanti sul piano politico-istituzionale, con l’introduzione della figura dell’Intendente generale e la soppressione di cariche puramente burocratiche e inefficienti che gravavano sul bilancio dello stato, come pure sul piano economico-produttivo per il rilancio di attività neglette come la pesca del corallo, lo sviluppo delle tonnare, delle saline e della produzione del tabacco.

Attività che, insieme alle riforme burocratiche, e ad una riforma fiscale più attenta e capillare, contribuiranno, anche se in parte, a riportare i bilanci del regno a livelli più accettabili e meno preoccupanti rispetto al passato.

Dove

Fondazione di Sardegna

(Via San Salvatore da Horta)

Orari di apertura

06-11-2024
dalle 17:00 alle 19:00

Una problematica integrazione (1720 - 1755)

Mercoledì 13 novembre nei locali della Fondazione Sardegna si terrà la conferenza didattico-culturale dal titolo: Una difficile integrazione (1720-1755). Relatore: Gianfranco Tore (docente Università di Cagliari).

(abstract)

Il ventennio di guerre che precedette la successione al trono di Spagna lasciò il regno di Sardegna economicamente spossato e politicamente diviso tra filoborbonici e filoasburgici. L’assegnazione dell’isola al Piemonte non riuscì a sopire le segrete speranze di un ritorno delle precedenti dinastie. I ceti privilegiati sardi considerarono infatti per alcuni decenni il dominio piemontese estraneo per lingua, tradizioni e cultura. A creare un canale di comunicazione istituzionale tra i nuovi sudditi ed i vertici dello stato piemontese contribuirono in misura rilevante quei letrados che dopo aver seguito Carlo III a Vienna, erano rientrati nell’isola dove avevano avviato una preziosa opera di mediazione tra la volontà sovrana e i privilegi costituzionali del regno evitando a Vittorio Amedeo II quei clamorosi errori di valutazione che avevano causato la perdita della corona di Sicilia. Ignorata dalla maggior parte della storiografia, l’azione di mediazione politica svolta da questi funzionari consentì al sovrano sabaudo di interpretare correttamente la legislazione sarda e di introdurvi quelle piccole innovazioni burocratiche e amministrative che caratterizzarono i primi decenni di governo piemontese: dai provvedimenti del vicerè di Rivarolo sulla distribuzione delle terre incolte a quelli relativi alla colonizzazione delle aree spopolate con sudditi tabarchini, greco corsi e maltesi ed alle modalità di utilizzo della forza militare per stroncare il banditismo ed il contrabbando; dalla verifica e riconoscimento dei titoli feudali alla riduzione dei privilegi e delle immunità del clero, dall’avvio di una politica mercantilista all’impianto di manifatture.

Apparentemente frammentari e diluiti nel tempo questi provvedimenti acquisiscono rilevanza e organicità se li inseriamo all’interno di quella robusta tradizione riformista della Spagna di fine Seicento, fatta propria da Filippo V e accolta da Carlo III quando, diventato imperatore d’Austria, istituì a Vienna il Consejo de España e pose a capo di esso e del Consiglio d’Italia i letrados che avevano elaborato tali progetti nell’ultimo scorcio del regno di Carlo II, progetti che transiteranno e troveranno applicazione nella Lombardia di Maria Teresa e nella Napoli prima asburgica e poi borbonica. In Sardegna essa venne accolta e apprezzata da Vittorio Amedeo II fin dai primi anni venti mettendo radici anche a Torino quando i magistrati Francesco Melonda, Diego Cugia e Giuseppe Cadello ( che prima avevano servito il re di Spagna), posti a capo del Supremo Consiglio di Sardegna assunsero funzioni di alti consulenti della corona sabauda favorendo la ripresa di quelle proposte di riforma sulla assegnazione delle terre incolte, l’incremento della popolazione l’espansione della cerealicoltura, l’istituzione dei monti frumentari e dei censori, il rilancio delle colture specializzate (vite, ulivo, riso e canna da zucchero), la razionalizzazione e la modernizzazione delle saline e delle miniere, l’impianto di manifatture. A ben guardare quelle iniziative di riforma che la storiografia torino-centrica ha fatto dipendere dalla volontà illuminata del sovrano e dei suoi ministri torinesi ha invece robuste radici autoctone. Esse sono all’origine del successo di quel progetto di progressiva integrazione tra la Sardegna ed il Piemonte che troverà pieno compimento nel secolo successivo.

Dove

Fondazione di Sardegna

(Via San Salvatore da Horta)

Orari di apertura

13-11-2024
dalle 17:00 alle 19:00

La sarda rivoluzione (1793-96)

Relatore Luciano Marrocu, docente Università di Cagliari.

Dove

Fondazione di Sardegna

(Via San Salvatore da Horta)

Orari di apertura

20-11-2024
dalle 17:00 alle 19:00

Cagliari e la sua Università (1759)

Relatore Giancarlo Nonnoi, docente Università di Cagliari.

Dove

Fondazione di Sardegna

(Via San Salvatore da Horta)

Orari di apertura

27-11-2024
dalle 17:00 alle 19:00

Cagliari, la Sardegna e i Monti Granatici

Relatore Roberto Ibba, docente Università di Cagliari.

Dove

Orari di apertura

04-12-2024
dalle 17:00 alle 19:00

Società ed economia nella Sardegna Sabauda

Relatore Francesco Carboni, docente Università di Cagliari.

Dove

Orari di apertura

11-12-2024
dalle 17:00 alle 19:00

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