Dal 15 novembre 2025 al 30 marzo 2026, l’Area Archeologica di Sant’Eulalia a Cagliari apre le sue porte a Secondo Materia. Il significato e la stratificazione, un progetto espositivo che unisce le opere di Maurizio Chiaravalli e Alberto Soi con la curatela di Giancarlo Pace. La mostra, promossa dal Mutseu – Sistema Museale Sant’Eulalia, con il sostegno di Terre Ritrovate, Fondazione Giulini, Risorse per il Gerrei e Regione Autonoma della Sardegna, propone un dialogo inedito tra arte contemporanea e stratificazione culturale, tra materia e memoria, tra tempo presente e tracce del passato.
L’inaugurazione è prevista sabato 15 novembre dalle ore 19:00 alla presenza degli artisti e del curatore.
L’iniziativa si inserisce in un ciclo espositivo inaugurato lo scorso anno con la mostra Viaggio nella spiritualità dell'arte contemporanea, che proponeva un dialogo tra le opere di Ermenegildo Atzori e quelle di Franco d’Aspro inserite nell’affascinante contesto dell’area archeologica di Sant’Eulalia.
Nel periodo di apertura della mostra saranno inoltre promossi i prodotti di “Terre Ritrovate”, frutto di un progetto socio-economico che interseca in maniera originale la storia dei territori, la qualità delle loro produzioni, con la cultura.
LA MOSTRA. L’arte contemporanea, quando è pienamente consapevole della propria funzione, non si limita a offrire oggetti da contemplare, ma strumenti per ripensare il modo in cui il significato si costruisce, si perde e si riformula. Ed è proprio questa capacità critica che caratterizza la mostra a Sant’Eulalia, un sito archeologico in cui si sovrappongono livelli architettonici, storici e d’uso. Non un semplice contenitore, quindi, ma un interlocutore attivo nel dialogo con le opere, dove le tracce di ciò che era sacro, domestico o collettivo emergono dal sottosuolo della città moderna.
Il titolo, Secondo Materia, suggerisce un approccio consapevole: ascoltare la materia, seguirne le traiettorie, riconoscerne il valore come archivio di senso.
Maurizio Chiaravalli, che lavora con ferri ossidati, reti metalliche e lamiere, trasforma oggetti dimenticati in presenze evocative, antropomorfe, testimoni di memorie in tensione. Il materiale, privato della sua funzione originaria, diventa corpo e segno, evocazione più che rappresentazione. Le sue sculture sopravvivono a un’epoca conclusa e ci riguardano intimamente, nella loro capacità di sospendere tempo e significato.
Alberto Soi, invece, affronta la materia con un approccio stratigrafico e quasi archeologico: nelle serie come Futuro Fossile, ossa animali, frammenti vegetali e componenti elettronici si combinano in assemblaggi che ricordano reperti fossili di un’epoca tecnologica ormai dissolta. Soi non ricostruisce, ma simula la scoperta, offrendo una memoria fisica e ambientale dove natura e tecnologia convivono come residui di un tempo già archiviato. Le sue opere diventano così testimonianze postume di un’era che ci appartiene e che possiamo osservare con lo sguardo distaccato dell’archeologo.
Il confronto tra i due artisti e il sito archeologico non è casuale, ma si fonda su consonanze metodologiche: come l’archeologia lavora sul reperto e sulla sua decontestualizzazione, così Chiaravalli e Soi scavano nel significato e nella funzione della materia. Entrambi interrogano ciò che resta, ciò che si può ancora dire, quando l’origine è ormai scomparsa. La mostra diventa così un dispositivo di riflessione sul tempo, sul valore della materia e sulla stratificazione culturale che attraversa la città.
GLI AUTORI E IL CURATORE
Maurizio Chiaravalli – Nato a Monza, vive e lavora tra Lombardia e Sardegna. La sua ricerca esplora il rapporto tra tempo, memoria e materia attraverso materiali di recupero come ferri, reti e lamiere. Le sue sculture si caratterizzano per un linguaggio essenziale, tra peso fisico della materia e leggerezza dell’evocazione.
Alberto Soi – Nato a Cagliari, vive e lavora tra Sardegna e Lombardia. Artista visivo e progettista, unisce arte, comunicazione e fotografia. La sua ricerca trasforma materiali organici e artificiali in strutture che evocano una memoria condivisa, ambientale e simbolica.
Giancarlo Pace – Curatore italiano di arte contemporanea e nuovi media, fondatore di Rainlab, ha collaborato con Google Arts & Culture e curato numerose mostre tra cui “Vis-à-vis” all’Institut Français di Milano e “Topografie” per la XXI Triennale di Milano. La sua attività si concentra sul dialogo tra arte, società e tecnologie emergenti.
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